Due papi: l’uomo e il suo doppio

Questa mia riflessione non parte, come potrebbe sembrare dal titolo, da grandi autori; intellettuali che si sono occupati nei secoli del tema del doppio, semmai un cenno alla fine. Parto da Crozza.

Nella sua trasmissione, “Crozza nel paese delle meraviglie”, da qualche mese propone uno sketch molto carino con Maroni che prova a fare un discorso come nuovo leader della Lega e sullo sfondo il vecchio capo, Bossi (malmesso fisicamente e politicamente) che lo disturba in continuazione, facendogli perdere il filo del discorso e finendo sempre le conversazioni con la canzoncina dei Muppets. Di questa scena ne ha proposto alcune varianti, con Berlusconi, Bersani, Grillo ecc.

Proprio nella puntata di venerdì 15 Marzo ha inserito un nuovo personaggio: papa Francesco che durante l’omelia viene disturbato dal vecchio papa dimissionario Ratzinger.

Questi esempi di satira credo che ci stiano raccontando qualcosa di importante per l’Italia di oggi. Come sempre gli artisti raccontano e precorrono i nuovi tempi. Basti pensare agli ultimi due film di Nanni Moretti, assolutamente profetici: il finale del Caimano con la protesta per l’arresto di Berlusconi e, ovviamente, Habemus papam, con le dimissioni di un papa che non se la sentiva di sostenere il peso, enorme, del pontificato.

Potrei citare anche l’ultimo film di Roberto Andò, uscito di recente: “Viva la libertà, nel quale il segretario del più importante partito di opposizione italiano decide di prendersi un periodo di pausa a seguito di una crisi di coscienza dovuta al fatto che non riesce più a parlare alla sua gente. Il suo segretario personale decide di sostituirlo con il fratello gemello, intellettuale, uscito da poco da una clinica psichiatrica. A colpi di poesia e di buona coscienza, il fratello risale la scala del gradimento e incoraggia gli italiani a ricominciare da se stessi. Comunica in modo efficace e le persone lo seguono.

Mi sono chiesto cosa ci stanno dicendo questi racconti e queste vicende?

Io non penso che si riferiscano alle famose scissioni tra bene e male di cui spesso si è scritto in letteratura e poi nel cinema, come ad esempio nel famoso libro di Stevenson: “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”. Dove i personaggi rappresentavano, in modo radicale, il bene assoluto e il male assoluto, nel quale era la scissione che permetteva di creare il doppio. Oppure nel testo di Fëdor Dostoevskij: “Il sosia” nel quale i due personaggi, come in Stevenson, sono antagonisti e portatori di istanze opposte senza nessuna pretesa di sintesi o di ricongiungimento. Potrei citare inoltre il bellissimo testo di José Saramago “L’uomo duplicato” e non ultimo “Il Ritratto di Dorian Grey” di Oscar Wilde.

Cosa rappresentano questi “nuovi doppi”? Io credo che siano in riferimento ad una logica di continuità piuttosto che di separazione e rottura. Ritrovo una spinta evolutiva che dal vecchio vuol far nascere qualcosa di nuovo, un nuovo embrionale che ancora non si è formato.

È come se vi fosse una spinta trasformativa verso qualcosa di nuovo che però la società ancora non è pronta ad accogliere e quindi per un certo tempo vi è la necessità di far coesistere le due facce di questo processo.

Pensiamo all’immagine, assolutamente perturbante, di due papi, vestiti allo stesso modo, che si parlano e pregano insieme. È una foto potente, destinata a suscitare sentimenti non solo nel breve periodo; farà parte, a mio avviso, dell’immaginario collettivo per lungo tempo. Mentre si evolve e nasce un pensiero nuovo, incarnato dal pontefice papa Francesco, in ombra, è ancora presente il legame con un passato portatore anch’esso di valori. Una specie di differenza tra modernità e tradizione. Credo fermamente che stiamo assistendo ad una fase di passaggio; penso, a discapito di ciò che propone Grillo, che non sarà di totale rottura con il passato, lo immagino piuttosto come un transito con la conseguenza (è quello che stiamo vivendo in questo periodo) che elementi nuovi e vecchi per un certo tempo devono essere presenti sulla scena. Dovranno coesistere.

Nota sul populismo

Qualche anno fa ho scritto questo breve testo, oggi ho deciso di trasformarlo in un post. Come è facilmente comprensibile il tema è così attuale che mi é venuto spontaneo riproporlo.
Parto dalla definizione di populismo tratta dal Devoto-Oli: “Qualunque movimento politico diretto all’esaltazione demagogica delle qualità e capacità delle classi popolari.” Mentre quella di qualunquista, sempre secondo il Devoto-Oli è: “Atteggiamento improntato a indifferenza e disprezzo nei confronti della vita politica e dei problemi sociali.”

Il populismo e ad esso legato il qualunquismo sono dei temi attuali, direi, meglio, che sono sempre stati attuali! L’idea di questo breve post è quella di trattare il concetto di populismo e di qualunquismo esclusivamente dal vertice psicologico, per cercare di comprendere perché è così efficace come messaggio politico/sociale. Per fare questo utilizzerò la teoria di un grande psicoanalista cileno, Matte Blanco. Questo autore ha ripreso la prima teoria freudiana sul modo di funzionamento dell’inconscio è l’ha sviluppata in un bellissimo libro dal titolo: “L’inconscio come insiemi infiniti” (Einaudi, Torino, 1981). La sua teoria è molto complessa ma qui vorrei utilizzare, sinteticamente, soltanto alcuni dei concetti fondamentali.
L’inconscio, secondo Matte Blanco, segue alcuni principii fondamentali. Il primo, viene definito come: principio di generalizzazione. Questo principio è legato al concetto di classe di appartenenza, ad esempio, se noi siamo stati aggrediti da un cane la comunicazione inconscia può trasformare questa esperienza in: “tutti i cani sono aggressivi”. Se applichiamo questo principio al qualunquista, il passaggio è semplice, di fronte ad un politico disonesto egli afferma: “tutti i politici sono ladri”, oppure: “tutti gli impiegati statali sono dei fannulloni”, oppure: “a cosa serve andare a votare tanto tutti pensano solo ai propri interessi personali”. Questo è un pensiero potente, che ci colpisce sempre, spesso dobbiamo fare uno sforzo enorme per non cedere alla tentazione di utilizzare il pensiero qualunquista. Il guaio è che se cediamo alla tentazione qualunquista tutto è identico, non ci sono più differenze e di conseguenza non c’è più pensiero.
Il principio di generalizzazione produce anche un altro effetto che potremmo chiamare: “polarizzazione degli affetti”. Utilizzando l’esempio precedente “se tutti i cani sono cattivi perché aggressivi” un’esperienza positiva, ad esempio con un gatto, ci farebbe pensare che “tutti i gatti sono buoni”. La polarizzazione degli affetti produce quindi sentimenti del tipo tutto-buono/tutto-cattivo, oppure relazioni del tipo amico/nemico. Ad esempio tutti gli italiani sono buoni e quindi amici, chi non è italiano è un nemico (eccezione magari per i turisti, gli uomini d’affari, gli studenti ecc.!!!). Questo sentimento produce il pensiero qualunquista ma anche tutti i comportamenti populisti. Così, se voglio fare una campagna elettorale ispirandomi al populismo basta che individuo “il male” in certe categorie di persone o in comportamenti specifici o oggetti (ad esempio le droghe), per inferire che io sono il bene o meglio il paladino che sconfigge il male: “loro sono il male, noi siamo la cura”!!! Con questa tecnica si possono creare tutte le ideologie possibili. Il nazismo, il fascismo, le guerre di religione ecc. Non è un caso che tutte le dittature utilizzano i sentimenti populisti per convincere le masse.
Anche in questo caso, annullando le differenze individuali, soggettive, contestuali ecc., annulliamo qualunque forma di pensiero. Ad esempio che una persona ha sicuramente e contemporaneamente doti e difetti, aspetti buoni ed altri cattivi/negativi, che ogni persona è diversa dalle altre grazie alla complessità che la caratterizza. A questo proposito mi vengono in mente alcuni brani delle canzoni di De Andrè, soprattutto quando cantava: “se non sono gigli sono pur sempre figli, vittime di questo mondo”, oppure “dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior”… Ecco, questo è un modo di pensare che supera la teoria della polarizzazione…!
Il secondo principio dell’inconscio secondo Matte Blanco è Il principio di simmetria.
Scrive Matte Blanco: “il sistema inconscio tratta la relazione inversa di qualsiasi relazione come se fosse identica alla relazione. In altre parole, tratta le relazioni asimmetriche come se fossero simmetriche.
Per citare un esempio: se Giovanni è fratello di Pietro, la relazione inversa è: Pietro è fratello di Giovanni”, fin qui tutto bene. “Però, per l’inconscio, se Giovanni è il padre di Pietro, la relazione inversa è, seguendo il secondo principio, Pietro è il padre di Giovanni. Nella logica aristotelica questo è assurdo; nella logica del sistema inconscio è la norma”.
Anche in questo caso, come si può facilmente vedere, l’inconscio abolisce ogni differenza. Afferma Matte Blanco che da questo secondo principio derivano alcune importanti caratteristiche del modo di funzionare dell’inconscio. “Quando si applica il principio di simmetria non può esserci nessuna successione temporale, infatti se un avvenimento Y viene dopo un avvenimento X, per il principio di simmetria: un avvenimento X viene dopo un avvenimento Y”. Come seconda conseguenza: “quando si applica il principio di simmetria la parte (propria) è necessariamente identica al tutto. Una pagina di un libro è una parte propria di un libro, un braccio una parte propria di un dato corpo. Se si applica il principio di simmetria la relazione il braccio è parte del corpo implica la sua relazione inversa: il corpo è parte del braccio. Allo stesso modo in cui il tempo scompare, non c’è nessun posto per qualsiasi differenza tra la parte propria e il tutto. Il tutto è incluso in ogni parte così come ogni parte è identica al tutto.”
Se applichiamo questo secondo principio al pensiero populista vediamo ad esempio che se un leader afferma che darà la felicità se lo votate, che non ci saranno più disoccupati, che sconfiggerà il male della droga, bonificherà il paese dai ladri, dagli assassini e così via, sta dicendo che il suo programma politico coincide completamente con il tutto, il suo pensiero non è un punto di vista, ma è il solo punto di vista. Questo giustificherebbe, nei regimi totalitari, l’uso della violenza per neutralizzare gli oppositori, in nome del fatto che chi non condivide il programma di regime non ha un’idea alternativa ma vuole il male del paese.
In conclusione il pensiero populista utilizza le stesse tecniche che utilizza il linguaggio inconscio che di per sé è straordinario, ma solo se viene utilizzato in alternanza al pensiero conscio/consapevole o asimmetrico come lo definisce Matte Blanco.

Dialogo a distanza: Bersani – Grillo

Il dialogo a distanza tra Bersani e Grillo mi ricorda quel bellissimo racconto di Calvino dal titolo “Anni luce” tratto da “Le cosmicomiche”: “Una notte osservavo come al solito il cielo col mio telescopio.

Notai che da una galassia lontana cento milioni d’anni luce sporgeva un cartello. C’era scritto: TI HO VISTO. Feci rapidamente il calcolo: la luce della galassia aveva impiegato cento milioni d’anni a raggiungermi e siccome di lassù vedevano quello che succedeva qui con cento milioni d’anni di ritardo, il momento in cui mi avevano visto doveva risalire a duecento milioni d’anni fa. […] La migliore linea di condotta che mi si offriva era far finta di niente, minimizzare la portata di quel che potevano esser venuti a sapere. Perciò̀ mi affrettai a esporre bene in vista un cartello su cui avevo scritto semplicemente: E CON CIÒ? Se quelli della galassia avevano creduto di mettermi in imbarazzo col loro ti ho visto, la mia calma li avrebbe sconcertati, e si sarebbero convinti che non era il caso di soffermarsi su quell’episodio. Se invece non avevano in mano molti elementi a mio carico, un’espressione indeterminata come “e con ciò?” sarebbe servita da cauto sondaggio sull’estensione da dare alla loro affermazione “ti ho visto”. […] Finalmente arriva la notte buona: il telescopio l’avevo puntato già da un pezzo in direzione di quella galassia della prima volta. Avvicino l’occhio destro all’oculare, tenendo la palpebra socchiusa, sollevo pian piano la palpebra, ecco la costellazione inquadrata perfettamente, c’è un cartello piantato lì in mezzo, non si legge bene, metto meglio a fuoco… C’è scritto: TRA-LA-LA-LÀ. Soltanto questo: tra- la- la- là.” (Calvino, Le cosmicomiche).

Mi dispiace, o meglio, ho paura che in Italia, come sempre, le proposte anche quelle più innovative debbano finire in farsa. Almeno questa volta spero proprio di no!

Psicologia del movimento 5 Stelle

L’alba della democrazia partecipativa … Forse!

“I commentatori che nelle varie televisioni seguivano il processo elettorale, facendo congetture in mancanza di dati certi di valutazione, deducendo dal volo e dal canto degli uccelli la volontà degli dèi, lamentando che non sia più autorizzato il sacrificio degli animali per decifrare nelle loro viscere ancora palpitanti i segreti del cronos e del fato, si destarono improvvisamente dal torpore in cui le prospettive più che cupe dello scrutinio li aveva fatti precipitare […]. (José Saramago, Saggio sulla lucidità).

Ore 15,00 esatte del 25 febbraio 2013 in Italia, seguendo gli instant pool, tutto sembrava andato a buon fine, gli elettori si erano espressi in modo chiaro ed atteso: il PD maggioranza alla Camera e al Senato, il M5S ottimo risultato però senza il “boom”, il PDL sconfitto. Ore 18,00, qualcosa però vacilla: il PDL recupera e sembra quasi che ottenga il sorpasso, il PD arretra e il Movimento 5 Stelle sale sempre di più. Ore 23,00, risultati definitivi: M5S primo partito in Italia, il resto è noto. Che cosa è successo? Semplice: è finita l’era della democrazia rappresentativa ed è iniziata quella della democrazia partecipativa.

Il Movimento 5 Stelle alle prese con il potere Prima di entrare nel merito del tema che vorrei affrontare, faccio un breve premessa: ritengo che l’ingresso di questo movimento in Parlamento possa portare dei grossi benefici al sistema politico italiano. Primo fra tutti la rottura del modello che molti hanno definito “partitocratico” nel quale l’alternanza al potere non ha mai modificato concretamente il sistema dei privilegi presenti da sempre in Italia. Già solo l’idea che nelle commissioni e nelle sedute parlamentari ci saranno non politici di professione è una buona garanzia che gli equilibri precedenti saranno, almeno in parte, stravolti. Penso ad esempio ai report che gli eletti 5 Stelle faranno, come hanno promesso, su tutto ciò che avverrà in parlamento, alla trasparenza, alla comunicazione orizzontale tramite la rete, ecc. La domanda che tutti si stanno ponendo in questo momento non è più quella di capire perché questo movimento ha avuto un così grande successo, la risposta ormai è chiara: la politica tradizionale, fatta dai professionisti politicanti, è fallita! La vera domanda oggi èse questo movimento sarà in grado di governare in modo veramente efficace, come dicono, e se manterrà questa spinta rinnovatrice nel tempo. Queste sono, a mio avviso, le due domande fondamentali, alle quali proverò a rispondere in termini psicologici.

Parto dal gruppo, ovvero dal Movimento. Quand’è che possiamo dire che un gruppo funziona? La risposta, almeno sulla carta, è semplice: quando è capace di pensare. Questo significa che se un gruppo, facilitato dal proprio leader, è capace di formulare pensieri, questo si trasforma in un gruppo di lavoro, che ha come obiettivo lo sviluppo delle idee sulle quali si era formato. Il gruppo diviene orientato su un “prodotto” e le forze messe in campo dai membri servono tutte alla realizzazione di questo/questi obiettivi. In questo caso il gruppo non ha la necessità di produrre capri espiatori, non ha paura dell’esterno, non ha bisogno di esercitare un’autorità severa e permanente e soprattutto si trasforma, nel tempo, in un gruppo semipermeabile capace di accogliere nuove idee senza perdere la propria identità. Quando il gruppo, viceversa, non è capace di pensare, il movimento che si sviluppa al proprio interno è di tipo ripetitivo, i ruoli si cristallizzano, a volte si modificano ma con il solo obiettivo di mantenere un equilibrio che non consenta l’ingresso di nuove idee, si perde il riferimento al compito e quindi le persone che lo compongono si ritrovano a perpetuare, coattivamente, una dinamica reazionaria, anche quando sembra apparentemente che le idee sono di tipo progressiste.

Per guidare una protesta così potente, come quella del Movimento 5 Stelle, è stato necessario avere una guida carismatica, con una spinta populista, creando legami sulla base del nemico esterno. È stato necessario l’uso di un linguaggio forte, di rottura con il politichese di regime. È stato ancora più necessario esercitare un modello di leadership poco democratico perché il principale obiettivo era rompere un sistema di potere e quindi dare troppo spazio a sotto-gruppi, e ad alcune delle loro idee alternative, avrebbe messo in crisi la tenuta del movimento. Io ho condiviso e condivido questa impostazione. Non mi piace, però credo che era l’unica strada percorribile. Diversamente il movimento si sarebbe sfaldato in piccoli gruppi perdendo del tutto la spinta propulsiva.

Però ad un certo punto il movimento raggiunge l’obiettivo: essere il primo partito in Italia. Nasce quindi la necessità di governare ed ecco che il movimento si trova alla prima vera sfida: è veramente capace di costituirsi anche come forza di governo e non solo di opposizione e protesta? La risposta potrebbe essere sì, però ad una condizione: se il gruppo sarà capace di inserire i livelli di pensiero di cui ho scritto prima. In Sicilia e in altri contesti più locali ci sta riuscendo, adesso deve dimostrato a livello Nazionale, deve pensare, e deve farlo in grande.

Questa è una buona occasione di cambiamento, però questo non si è già sviluppato con le elezioni, è un cambiamento potenziale che gli elettori hanno affidato, in questa nuova tornata elettorale, ai politici/cittadini. Alcune dichiarazione degli ultimi giorni sembrano andare però in un’altra direzione. L’obiettivo dei 5 Stelle adesso non è più nemmeno la maggioranza relativa ma quella assoluta.
La domanda a questo punto è: perché in Italia per ottenere il consenso è necessario possedere un narcisismo patologico con conseguente delirio di onnipotenza?