La nascita di un padre, analisi del film “Il monello”

Ho scritto per il mio sito dedicato a cinema e psicologia un post relativo alla nascita della funzione paterna partendo proprio dai nostri antenati più primitivi. In questo post scrivo del fatto che genitori si diventa non si nasce, nello stesso tempo però sostengo e con me autorevoli studiosi che la costruzione della paternità nell’uomo è molto differente da quella nella donna.

Luigi Zoja, in un libro molto interessante che si intitola “Il gesto di Ettore” a questo proposito scrive: “Come la maternità, la paternità non consiste nell’attimo. Non solo nel generare, bensì in quell’essere padre in modo stabile che accompagna la crescita del figlio. Ma essere madre significa prolungare dopo la nascita del figlio la propria condizione di genitore: un evento senza interruzioni, nella vita della singola madre allo stato naturale così come nell’evoluzione della specie. Essere genitore maschio ed essere padre sono invece, fin dalle origini, due cose separate e diverse.”.

Trovate l’articolo intero a questo indirizzo, buona lettura: http://www.cinemaepsicologia.it/la-nascita-di-un-padre/

Il gesto di Ettore: Padre e Guerriero

In occasione del 19 Marzo festa del papà ho scritto un nuovo post per Espresso/Repubblica Blog, dedicato all’eroe dell’Iliade: Ettore. “Nell’immancabile lotta tra i sostenitori di Achille e quelli di Ettore, io ho scelto con chi schierarmi.”  

Fonte: http://goo.gl/VStw42

Sappiamo, da sempre, che i due eroi principali descritti da Omero sono Achille per quanto riguarda l’Iliade e Ulisse per l’Odissea.

C’è però un terzo eroe che ritroviamo sulla scena del grande assedio alla città di Troia, ovvero: Ettore. Luigi Zoja (psicoanalista Junghiano), in un libro straordinario intitolato appunto “Il gesto di Ettore” lo descrive come l’eroe più intimo, modesto, privo di quella hybris (arroganza) tipica sia di Achille che di Ulisse. Ettore è contemporaneamente: Guerriero e Padre. Lui non combatte per la gloria personale, per essere ricordato nei secoli come il più valoroso dei guerrieri, combatte per difendere la sua gente dall’assedio, è un eroe che vive costantemente in relazione agli altri, agli affetti.

Ma qual è il gesto che lo consegna alla storia come un padre degno di essere pienamente imitato nei secoli futuri? Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro. Ettore, come sappiamo, uccide Patroclo che si era travestito da Achille. Achille decide di riprendere la battaglia dopo che si era ritirato perché adirato con Agamennone, deciso soprattutto a vendicare il suo amato compagno. Ettore sa molto bene che Achille è il più valoroso dei achei, è un semidio, quasi invincibile (quasi perché sappiamo che ha una parte vulnerabile del suo corpo, il tallone). Ettore è consapevole che affrontando Achille morirà, eppure non si ritira, nonostante le preghiere delle donne che cercano di dissuaderlo. Prima fra tutte la moglie Andromaca che lo accosta piangendo e, prendendogli la mano, dice: “Infelice, proprio il tuo valore ti ucciderà. Non hai pietà del piccolo ancora in fasce, né di me, che sarò vedova tra poco, quando gli achei tutti insieme, ti assaliranno […] Ettore tu sei per me sposo e insieme padre, madre, fratello. Non fare un figlio orfano, me vedova.”

Il conflitto di Ettore è tra essere padre e marito vicino ai suoi affetti oppure scendere nella battaglia, morire e rischiare di consegnare per sempre Troia agli achei. Ma egli non ha alcun dubbio, i  suo principi e la sua etica lo spingono verso quello che deve essere, verso i suoi valori di combattente.

E infatti risponde ad Andromaca: “Lo so. So tutto questo. Ma avrei troppa vergogna dei troiani e delle troiane se non fossi in battaglia. Da sempre ho imparato a essere forte.” […]

“Dette queste parole, Ettore tende le braccia al figlio che si spaventa perché il padre ha l’armatura e l’elmo sovrastato da un’imponente chioma. A questo punto madre e padre sorridono. Ettore si sfila l’elmo, lo pone a terra e può abbracciare il figlio […] Formulando un augurio per il futuro, alza il figlio in alto con le braccia e con il pensiero. Continua Zoia: questo gesto sarà per tutti i tempi il marchio del padre. Ettore prega per il bambino, sfidando le leggi dell’epica in suo favore.” Ma qual è questa sfida, rivoluzionaria, di Ettore padre? La vera rivoluzione sta nell’augurio che pronuncia a favore del figlio: “Zeus e voi altri dei, rendete forte questo mio figlio. E che un giorno, vedendolo tornare dal campo di battaglia, qualcuno dica: È molto più forte del padre“.

Ettore è un padre che sfida la tradizione classica ma, a mio avviso, anche moderna, che vorrebbe il padre in competizione con il figlio, timoroso che il figlio lo superi nel tempo, un padre preso da se stesso, direi troppo spaventato dall’altro, figli compresi. Che vuole bene ai figli ma sempre all’interno di una strada ben segnata che lo vuole dominante. “Ma Ettore – prosegue Zoia – prega gli dei perché accordino proprio il contrario: che suo figlio diventi più forte di lui. Oggi non è facile immaginare un padre altrettanto generoso. Le interpretazioni prevalenti vedono nei rapporti padre-figlio una costante presenza d’invidia e di gelosia.”

Nel giorno della festa del papà il gesto di Ettore ci dà una speranza nuova, per noi tutti e per le generazioni future…

Le citazioni dell’Iliade sono tratte dal testo di Luigi Zoja (2000) Il gesto di Ettore. Bollati Boringhieri.

Il padre tra autorità e libertà

Qualche tempo fa ho letto questa frase di Slavoj Žižek che sviluppa un concetto di Lacan, sul tema del rapporto tra LIBERTÀ e LEGGE in relazione all’autorità paterna. Un tema interessante che ovviamente può essere letto da tanti punti di vista differenti. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

Scrive Žižek: “Anziché portare libertà, la caduta dell’autorità paterna opprimente solleva nuovi e più severi divieti. Come possiamo reder conto di questo paradosso? Si pensi alla situazione nota alla maggior parte di noi dalla giovinezza, quella, cioè, dello sventurato bambino che, la domenica pomeriggio, anziché avere il permesso di giocare con gli amici, deve andare a trovare la nonna. Il messaggio del padre autoritario d’altri tempi al ragazzino riluttante sarebbe stato: “Non m’importa come la pensi. Fai il tuo dovere e basta: vai dalla nonna e quando sarai lì comportati bene!

In questo caso, la situazione del bambino non è affatto malvagia: benché costretto a fare qualcosa che chiaramente non vuole, serberà la sua libertà interiore e dunque la possibilità di ribellarsi (più avanti) all’autorità paterna.

Ben più insidioso sarebbe stato il messaggio di un padre “post moderno” non autoritario: “Sai quanto la nonna ti voglia bene! Comunque, non voglio forzarti ad andarla a trovare. Vai da lei solo se davvero lo vuoi!” Ogni bambino che non sia stupido (cioè la maggior parte dei bambini) riconoscerà immediatamente la trappola di questo atteggiamento permissivo: sotto l’apparenza della libertà scelta si trova una richiesta ancora più opprimente di quella formulata dal tradizionale padre autoritario, vale a dire l’imposizione non solo di andare a trovare la nonna, ma di farlo volontariamente, seppur al di fuori del libero arbitrio del bambino.

Questa fasulla libera scelta è l’oscena imposizione del Super-io: essa arriva a privare il bambino anche della sua libertà interiore, impartendogli ordini non solo sul da farsi, ma anche su quello che si deve voler fare.” (Žižek, 2006, Leggere Lacan. Bollati Boringhieri, Torino).

Voi che ne pensate? A mio avviso è un ottimo spunto di riflessione, un punto di partenza per sviluppare una riflessione importante sul ruolo della figura paterna, del post moderno e della “società liquida” di cui parla Bauman.

Segnalo alle persone di Roma e dintorni interessate al tema della figura paterna che sabato 18 Aprile dalle ore 16,00  condurrò un laboratorio esperienziale di cinema e psicologi dal titolo: “Il desiderio del padre”, la sede è il Bar à Book un locale di San Lorenzo (Roma). Trovate tutte le informazioni e il modulo di iscrizione all’indirizzo: http://www.cinemaepsicologia.it/laboratorio-psicologia-padre/