Leggendo il testo di Angelo Pennella mi sono reso conto che potrebbe essere considerato a pieno titolo un manuale di psicoterapia psicoanalitica.
L’ho immaginato come una sorta di pranzo della domenica dove il piatto principale è il “setting” attorno al quale ruotano le altre portate che sembrano amalgamarsi efficacemente fino a creare un tutto omogeneo.
Il testo ci descrive cos’è e a cosa serve il setting in psicoterapia psicoanalitica, arricchito da diverse teorie, partendo proprio dalle origini, dal Freud che per la prima volta pensò, da pioniere, a come organizzare lo spazio che accoglie la relazione terapeutica.
Pennella parte dall’assunto che il setting non può essere considerato semplicemente la “cornice” dentro la quale si sviluppa la relazione psicoterapeutica, ma soprattutto uno spazio fisico e mentale grazie al quale possono accadere certe dinamiche, un “precipitato degli eventi psicoanalitici”. Il setting serve per creare quella relazione che Winnicott ha descritto efficacemente con il termine “come sé”. Un po’ come nei giochi dei bambini nei quali un luogo si trasforma di volta in volta in uno spazio immaginario con regole e tempi precisi.
Ma, come ho accennato prima, poi il discorso si estende e Pennella procede con le altre portare, e così entra in campo il concetto di tempo con la sua doppia funzione di: tempo lineare e tempo circolare. Risulta interessante la citazione dell’autore a tal proposito: “l’aspetto che ci sembra interessante sottolineare è che la relazione psicoterapeutica implica una ricorsività degli incontri, cosa che rende il tempo del setting un tempo cadenzato. A prescindere infatti dal numero dei colloqui settimanali svolti – uno, due o tre – si tratta comunque di incontri che sono sempre effettuati negli stessi giorni e ore, condizione che agevola lo sviluppo di un “passo”, di una “andatura” e dunque di un ritmo in cui si alternano sistematicamente un prima e un dopo, un dentro e un fuori, rispetto ai quali si vive sia un senso di continuità che di discontinuità.”
Poi, ancora, il testo ci descrive cos’è e come si lavora con le emozioni in psicoterapia psicoanalitica. Qui mi soffermo un po’ perché sono molto interessanti le diverse citazioni che vengono proposte e che spaziano tra teorie che vedono le emozioni come una forma di regolazione sociale, alla simbolizzazione emozionale del contesto fino a giungere alle nuove teorie tratte dalla neurobiologia, una fra tutti quella di Damasio, autore contemporaneo che ha contribuito fortemente alla comprensione del concetto di “coscienza”, di “sé” ed ha descritto efficacemente in termini neurobiologici cosa sono e a cosa servono le emozioni. Dalle emozioni al concetto di “inconscio” il passo è così breve che potremmo dire che poi non c’è molta differenza: afferma Pennella: “d’altronde se è inevitabile parlare di emozioni quando si discute di psicoanalisi o di psicoterapia psicoanalitica è altrettanto inevitabile discutere del “luogo” a cui esse appartengono.” Nel testo viene sviluppata l’evoluzione del concetto di inconscio partendo dalle topiche freudiane per giungere all’illuminate teoria di Matte Blanco (logica simmetrica e asimmetrica) che ha dato l’avvio ai concetti moderni legati all’analisi della domanda sviluppate da Renzo Carli.
Il testo è ricco di citazioni ma anche di definizioni che ci aiutano ad entrare in contatto con le parole che quotidianamente utilizziamo nel nostro lavoro, un contatto però nuovo, dove le parole non sono sature di significato ma si modificano in relazione al contesto nel quale vengono espresse. La descrizione etimologica di una parola ci permette di ampliare il senso e così le parole si animano di nuovi significati a cui non avevamo pensato. Del resto questo processo è anche la strada che Pennella ci indica nel testo per parlare di psicoanalisi; per rimanere nella metafora alimentare: ci “scongela” le parole per farcene gustare i diversi sapori.
Il testo si chiude con un capitolo dedicato al racconto di due casi clinici, sempre legati al tema centrale del setting e così il passo dalla teoria alla pratica clinica è così breve che sembra quasi impercettibile.
Il luogo delle storie e dintorni. Angelo Pennella. Franco Angeli, Milano, 2013.